martedì 1 maggio 2007

Arturo il duro

Nel piccolo orfanotrofio di Villafranca, ai bambini dispettosi le suore non facevano guardare la TV per un mese o anche più. Ma ad Arturo questo non importava, dato che lui la TV oramai non la guardava più. Infatti da quando babbo e mamma se n’erano andati lassù in cielo, lui aveva chiuso gli occhi e diceva che li avrebbe riaperti solo quando fossero tornati giù.
Quando gli chiedevano perché, lui rispondeva che non c’era niente di speciale da vedere in giro. E questo dal momento che secondo lui, niente poteva essere meglio di mamma e papà.
Finora, nessuno era riuscito a convincerlo del contrario.
Ma un giorno mentre era da solo in camera sua, sentì dietro di se una voce che diceva di aver visto mamma e papà, lassù in cielo.
Arturo chiese chi fosse che stava parlando, e la voce gli rispose che era un angelo mandato proprio dai suoi genitori, per dirgli una cosa molto importante.
Arturo rispose che gli angeli non esistono, e che se mamma e papà volevano salutarlo, potevano venire loro invece di mandare un altro.
L’Angelo disse che era la prima volta che gli capitava un bambino così, ma bastava che lui aprisse gli occhi, e sicuramente gli avrebbe creduto.
Arturo non voleva saperne e rispose che, come aveva già detto, gli occhi li avrebbe aperti solo quando fossero tornati mamma e papà.
L’Angelo era un po’ in difficoltà. Così disse che sarebbe tornato un’altra notte.
E così fece. Tornò molte notti, ma Arturo continuava a ripetere la solita storia.
Finché una notte l’Angelo ricomparve e disse che questa volta non era solo. C’erano con lui anche la mamma ed il papà di Arturo. Erano venuti con un permesso straordinario proprio perché Arturo riaprisse finalmente gli occhi, ma non potevano parlagli.
Arturo rispose che non ci credeva per niente e che prima di aprire gli occhi voleva delle garanzie.
L’Angelo disse ad Arturo che non avevano molto tempo e che se non si sbrigava ad aprire gli occhi, non li avrebbe rivisti mai più.
Arturo ci pensò un po’ su prima di rispondere.
Alla fine, ringraziò l’Angelo, la mamma ed il papà per essere venuti, e disse loro che vederli per pochi istanti sarebbe stato solo un secondo addio. E che preferiva quindi non aprirli, a meno che non fossero rimasti con lui per sempre.
L’Angelo disse che questo sarebbe stato possibile solo quando fosse giunto anche per lui il momento di andare in paradiso, e che per ora doveva accontentarsi di questa occasione più unica che rara.
Ma Arturo non si era mai accontentato. E come molti bambini, anche lui voleva tutto e subito. Li lasciò quindi andare e riaprì gli occhi solo qualche giorno dopo, mentre, salito sul tetto dell’orfanotrofio, tentava di imitare un angelo, in volo verso il paradiso.

Sul tema suggeriamo:

http://www.prodottiunicef.it/privati/home.asp?referer=

http://www.orphanage.kiev.ua/pages_html/ital/orphan_life.html

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Commovente. Eli

Anonimo ha detto...

ummadonna.. pesaaaaanteeeee!!! Ma a te i bambini ti mettono così tristezza?!! :)) Ely

P.S. Occhio all'ortografia! ahahah