domenica 4 marzo 2012

Il sapore dell’eternità

Un vecchietto, sospinto dall’inerzia del tempo, si avvicinava lento ad un bar.
Col suo incedere incerto ma determinato, rivelò presto l’intenzione di andare oltre quel rumoroso baretto frequentato da chiassosi giovani, dediti alla ricerca della linfa vitale nei fantasiosi cocktail del barista, che condivideva con loro l’età, ma non le pene del conto.
Il vecchietto se la rideva gaudioso, mentre con la coda dell’occhio si gustava quella scena, vissuta e rivissuta allo stesso modo, in lontani fasti di gioventù.
I ricordi si miscelavano nella sua mente, quanto gli ingredienti dei cocktail usati dal barista, dietro al bancone.
D’un tratto, sembrò soffermarsi un istante, quasi per tornare indietro nel tempo e rivedersi in mezzo a loro, con qualche lustro in meno, rimembrando follie acerbe di giovinezza.
La gioventù del loco, assistendo all’impietosa scena di un tripode, che col suo bastone avanzava lento tra di loro, non poté esimersi da sguardi impietosi.
Uno di questi, con una spontaneità pari solo all’irruenza dell’età, pose una domanda al vecchietto che lo fece sussultare:
- Ehi nonno, quanto pagheresti per tornare indietro alla mia età?
La frase, farcita di una risata e condita pure di commenti sgradevoli da parte dei suoi coetanei, trafisse il vecchio, che per un istante se ne stette lì, con uno sguardo sparuto, alla ricerca di una risposta.
Lo sguardo poi, iniziò ad astrarsi, perdendosi a ritroso nel tempo che fu.
In questo viaggio, sembrò immedesimarsi nel ragazzo, nei suoi pensieri e nella sua supponenza.
Infine sorrise. Parve per un attimo pensare, se valesse veramente la pena di tornare a quello stadio primordiale e ricominciare tutto da capo.
La voce uscì ferma, con tono risoluto dalle sue labbra, intrise di decenni di esperienze che non ammettevano repliche:
- E tu, quanto daresti per essere sicuro di arrivare alla mia...di età?! –
Il ragazzo rimase perplesso, al pari dei suoi coetanei.
Il vecchio, lasciò il giovane a rimuginare col bicchiere in mano, in compagnia del suo senso di superiorità verso chi non apparteneva più al suo mondo.
Un mondo talmente esclusivo, che la prospettiva stessa di uscirne, appariva al ragazzo così lontana da ritenerla impensabile, convinto com’era, che il sapore della giovinezza fosse lo stesso dell’eternità.