giovedì 3 maggio 2007

Il Mostro con le sporte

Gino era un bambino piccolino, e per la sua età andava in bicicletta alla grande.
Se ci si metteva, nessuno riusciva a stargli dietro. Amava andare veloce, e sentire il vento che gli fischiava nelle orecchie, fino a quando non arrivava a coprire ogni altro rumore. In sella alla sua bicicletta si lasciava tutto alle spalle, amici, pensieri…e paure.
Ma non sempre gli riusciva di sfuggire a tutto.
Da qualche tempo infatti, c’era un mostro che si aggirava per le vie del paese su una bicicletta scassata. Aveva quattro sacchetti di nylon appesi ai manubri, ma nessuno sapeva con certezza cosa ci fosse dentro.
Alcuni dicevano che c’erano le teste dei bambini che era riuscito a prendere di sorpresa, girando in bicicletta.
Nessuno aveva le prove, eppure tutti gli amici di Gino ci credevano.
Assomigliava ad un vecchio barbone, ed emetteva sempre dei suoni strani, mai uditi prima da Gino. Erano suoni inquietanti, a metà tra deliri e lamenti.
Lui girava sempre da solo e nessuno sapeva dove dormisse o vivesse.
Ma c’era chi non lo temeva.
Il più grande tra i ragazzi del gruppo si avvicinava spesso a poche pedalate dal mostro. E quando gli stava ad un passo, lo provocava e si faceva inseguire per chilometri, trascinandosi dietro tutto il gruppo dei bambini del paese che urlavano terrorizzati.
Finché una volta sul più bello, mentre l’ennesima fuga di gruppo era iniziata, qualcuno sbilanciò Gino che finì a terra. E fu raggiunto dal mostro.
Quando si fermò con la bici sopra di lui, l’ombra del mostro lo ricoprì.
Mentre era steso a terra, sopra la sua testa c’erano quelle quattro borse di nylon che oscillavano avanti e indietro. Gino ebbe l’impressione di vederci dentro qualcosa di familiare.
Infine ebbe il coraggio di alzare gli occhi, e guardarlo.
Il mostro era solo un uomo molto vecchio. Le sue urla inquietanti erano il pianto triste di un sordomuto che non riusciva a dirgli che non voleva fargli niente di male. E che i bambini non dovevano avere paura di lui. Dai suoi occhi scendevano lacrime, mentre la bocca si contorceva come quella di un bimbo, distrutto da un dolore più grande di lui.
Gino capì di essere la causa di quel pianto, lui assieme a tutti i suoi amici. Avevano fatto di lui ciò che non era. Questo trasformò la sua paura in compassione.
Da quel giorno Gino iniziò ad accompagnare il vecchio in bicicletta per dei brevi tratti nelle vie del paese, in modo che tutti lo vedessero. Quando stava con lui il vecchio sorrideva e non aveva proprio più niente a che vedere con il mostro di prima. Giorno dopo giorno, forse per curiosità, molti altri bambini si aggiunsero ed il gruppo attorno al vecchio divenne numeroso. Da quel giorno fu sempre il benvenuto in quel paesino, che divenne un po’ la sua famiglia.
E così Gino si rese conto che i mostri forse non esistono. Sono le paure dei bambini a crearli, ma a volte basta così poco per trasformarli in qualcosa di migliore.

Link sul tema:

http://www.dienneti.it/percorsi/favole_fiabe.htm

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Spesso ci fa paura ciò che non conosciamo... Eli

Anonimo ha detto...

Ok, sorvoliamo sui risvolti un po' patetici... ma è scritto bene! Bravo! Evviva :) Ely