In un futuro incerto e lontano, una favola stava per essere narrata ad un bimbo poco prima che si addormentasse. Il nonno raccontava questa storia al piccolo Arturo, per continuare la tradizione e tramandare ogni cosa.
“C’era una volta un Regno chiamato RePublika, nome tramandato da generazioni e nel quale ancora oggi noi abbiamo la fortuna di vivere, e tutto questo grazie alle gesta del primo Grande Re, nonché primo sovrano del nostro Regno. Devi sapere caro Arturo, che prima di questo grande Re non vi erano mai stati altri sovrani nella nostra cara Republika. Lui fu il primo. Sappiamo ormai ben poco del periodo che venne prima del grande Re. Ma i nostri avi ci hanno tramandato una storia, che io ora vado a raccontarti, come mio nonno fece con me, affinché la memoria di questo non vada mai perduta.
- Ma ancora…! - Disse sconfortato Arturo, che si stava già addormentando.
- Arturo, è la storia ufficiale che si propaganda da generazioni!
- Uff…Nonno, devi ancora spiegarmi perché il nostro Regno si chiama Republika!
Il nonno lo guardò un po’ sorpreso e rispose.
- Non vuol dire niente, è un nome come un altro. E’ come dire Arturo!
- Mmm… a me sembrava d’aver sentito che un significato ce lo avesse.
- Qualunque cosa fosse non ha più importanza. Prima del Regno c’era una forma di governo che gli avi chiamarono Demon-crazia, ovvero governo dei demoni e questo perché non c’era modo di mettere d’accordo i politici nel governo del Paese. Essi litigavano su tutto e si accusavano l’un l’altro di essere il demonio in persona! Ma per fortuna al futuro grande Re, un tempo solo Cavaliere, non mancavano le idee. Dopo aver dimostrato attenzione verso il popolo nella sua vita privata, costruendo per loro splendide case, inventò un nuovo tipo di passaparola che consisteva in una ricompensa ogni qual volta qualcuno parlava bene di lui, e la chiamò Pro-paganda, anche se ora si dice Pubblicità. Risultato: divenne il Cavaliere più popolare della nostra Patria in men che non si dica.
Un bel giorno per il bene di Republika, decise di scendere in campo, come Paladino Delle Libertà… usando le stesse idee che lo avevano reso popolare e famoso: Propaganda, Devozione e Libertà. Ed il risultato non poté che essere assicurato. Un seguito cospicuo di Cavalieri si riunì attorno a lui, tutti sotto il motto di Paladini Delle Libertà, con la missione di salvaguardare il popolo dai Demoni che da sempre lo affliggevano, ovvero Paura, Diversità, ed eccessiva Libertà.
Ma purtroppo, si fece così anche molti nemici che lo accusarono di ogni evento negativo succedesse nel paese, e per le cose più assurde.
Pensa che arrivarono perfino a condannarlo per essere troppo bello, come se questa fosse una colpa!
Il futuro Re, si dice fosse un Cavaliere bellissimo e tutte le donne di Republika avrebbero voluto sposarlo.
Lui era buono e generoso e quindi cercò sempre di amarne il più possibile, ma non sarebbe mai riuscito ad amarle tutte. Forse per questo, una di loro, invidiosa delle altre, si vendicò, dicendo di lui menzogne terribili, e tra le altre cose, disse anche che lui non era affatto il Cavaliere più bello di Republika. Questa notizia lo ferì molto, ma come sempre non si perse d’animo.
Si rivolse quindi, a Mago Merlino…
- Mio Signore, sono ai tuoi ordini! – Disse il grande Mago che, da buon veggente, già sapeva come sarebbero andate le cose in futuro.
Arturo interruppe il nonno e gli chiese.
- Come hai detto che si chiamava? Mago Zerbino?!
- Mago M-e-r-l-i-n-o! Arturo, non viaggiare con la fantasia. Il futuro Re, chiese a Merlino la prima cosa che gli stava a cuore per il bene del paese di Republika.
- Merlino, sono o non sono ancora il Cavaliere più bello del Reame?
Merlino lo guardò stupito e rispose.
- Ma certo mio Sire, anche se non siamo ancora in un Reame!
Ma il Cavaliere sapeva quando il Mago non la raccontava giusta.
- Non raccontare Balle Mago. I miei eroici capelli sono caduti in battaglia, ed ho molta più pelle di quanta in realtà me ne serva. Ho deciso di privarmene e farne dono.
- Ah…qual buon cuore! - Fa il Mago, – lei è molto generoso, e per essere uno della sua età se la cava ancora bene!
- Il futuro Re deve essere il più bello del Reame, non un vecchietto giovanile! L’immagine è tutto…- concluse il Cavaliere.
Il mago, compresa l’importanza dell’immagine per la politica e forse anche per amor di Stato, compì una magia, e dopo qualche giorno, pelle, e capelli tornarono quelli di un tempo.
Il piccolo Arturo fermò il nonno ed aggiunse:
- Ma nonno questa storia l’ho già ascoltata un sacco di volte! Io, invece … ho sentito dire che a quel punto il Cavaliere disse al Mago:
- Bene Mago! Sapevo di poter contare su di te! Avrai un posto speciale nel mio Governo, sarai il ministro delle Finanze! Ma prima ho un ulteriore desiderio. Un Re deve essere possente ed alto!
Il Mago lo guardò e rispose:
- Sire, io faccio magie, non miracoli…
- Arturo, chi ti racconta queste sciocchezze? – Urlò il nonno inviperito.
- Nonno dai raccontami ancora della lapidazione!
Il Nonno, tutto ringalluzzito, e preso un bel respiro, iniziò il racconto.
- Eh caro Arturo, questa fu una grande idea di Mago Merlino…
- “Merlino, – chiese il futuro Re, - cosa devo fare per farmi amare anche da chi non mi ama ancora?
- Mio Sire, solo i Martiri sono amati da chiunque. Prima di tutto perché non ci sono più, e secondo perché chi rischia la vita per una causa è sempre visto come un eroe”.
Il Futuro Grande Re, capì il messaggio di Merlino e con una mossa molto abile, inscenò una lapidazione vicino al Duomo della nostra città, fomentando ad arte in tal senso proprio chi lo odiava di più.
Risultato, i Demoni furono arrestati e con loro anche la Demon-crazia subì un duro colpo. Lui per settimane evitò di farsi vedere. Molti lo credevano morto. L’interesse e la preoccupazione di tutti per il Cavaliere Paladino Delle Libertà, crebbero a dismisura. Allora, anche quelli incerti capirono che avrebbero rischiato di perdere un grande uomo e gli attestati di stima e di affetto si moltiplicarono in pochi giorni. In realtà il Re stava benissimo. Ci voleva ben altro che alcuni pezzi del Duomo per abbattere quel grand’uomo!
- Cavolo, – disse il piccolo Arturo – dev’essere stato proprio un pezzo d’uomo per sopravvivere ad un pezzo del Duomo!
- Non giocare con le parole Arturo, - lo redarguì il nonno – è vietato dal ministro della Propaganda!
- Ma come? – Fa Arturo, - non si può neanche giocare con le parole! Chissà che fine avranno fatto i Paladini Delle Libertà al giorno d’oggi…
- Dov’ero rimasto? – Ripartì il nonno che ogni tanto non ci sentiva bene. - Merlino spiegò al futuro Re che contro l’odio solo l’amore poteva vincere. A quel punto il Cavaliere ricomparve acclamato a gran voce, più smagliante che mai, con tanto di naso rifatto, frutto dei postumi dell’attentato, e plasmato ad arte in stile Cesareo. Salito sul pulpito, pronunciò al popolo il grande discorso sul Regno dell’Amore. Il punto più entusiasmante del suo discorso fu quando dichiarò:
- “Amici, grazie del vostro affetto. Avete visto tutti dove può portare la Demon-crazia. Il rischio della violenza è alle porte. Noi dobbiamo combatterlo, con il linguaggio dell’Amore, abbandonando per sempre i diversi punti di vista, le divisioni. Dobbiamo stare tutti uniti per il bene della nostra cara Republika. E c’è solo un modo. Tutti noi dobbiamo pensare con una sola testa. Solo così, solamente se la penseremo tutti allo stesso modo, la pace e l’amore trionferanno. Ebbene, io mi propongo come colui che si assumerà questa responsabilità. Quella testa sarà la mia! E sopra questa testa come simbolo della mia responsabilità, metterò un copricapo dorato, affinché anche Dio da lassù possa proteggerla, e proteggere con essa il mio operato.”
- Un boato della folla unì finalmente tutti sotto lo stesso pensiero. Ma egli continuò.
- “D’ora in poi, per omaggiare la nostra Republika, io stesso porterò il suo nome, unendola al mio nuovo titolo di Re. D’ora in poi mi chiamerete, Re Publik.”
- Un altro boato di consenso unì tutti i presenti sotto lo stesso pensiero.
- “Attraverso il nuovo Ministero della Propaganda tutti voi saprete come e cosa dovrete pensare. Tutto sarà più semplice. Tutti andremo d’accordo. La pace trionferà, e Republika diverrà il Regno dell’Amore!”
- E da quel momento in poi la terribile Demoncrazia ebbe termine nel nostro Paese! – Concluse il nonno.
- Uffa, – sbottò Arturo, - questa favola finisce sempre allo stesso modo! Ma nonno, io ho sentito di una profezia greca antica in cui l’origine delle parole Demoncrazia, e Republika sono ben diversi da quello che mi hai detto tu…
- Ah, Arturo, ma tu credi alle profezie? Il Ministero della Propaganda è stato sempre chiaro in proposito, sono solo racconti di qualche vecchio ciarlatano con la passione per le lingue, peraltro vietate, come il greco antico e il latino…
- Ma nonno, sono in molti a credere a queste profezie, lo dicono tutti sul libro delle facce…
- Arturo, quante volte ti ho detto di lasciar perdere quei sovversivi del libro delle facce? Lo sai che sono fuorilegge, finirai per metterti nei guai con la legge! Sotto le facce c’è la scritta Wanted! Sono ricercati. Se ti sentissero i cavalieri Paladini Delle Libertà ti arresterebbero subito!
- …e per fortuna che sono Paladini Delle Libertà!
- C’è libertà e libertà Arturo. E comunque tu sei ancora troppo piccolo per queste cose. Quando crescerai la penserai come gli altri.
- Non mi piace questa legge. E neanche la favola che mi hai raccontato, nonno.
- Ma non è una favola Arturo, è la tradizione tramandata e propagandata da generazioni!
- Sarà, ma io preferisco altre cose, come ad esempio la profezia.
- Ah, - sbottò il nonno. E cosa direbbe questa profezia?!
- Dice che un giorno giungerà un grande Re, molto più grande di Re Publik, e questi sarà anche l’ultimo Re di Republika…
- … l’ultimo Re! Ma ti rendi conto? Come può essere Grande un Re dopo il quale vi è il nulla?
- La profezia dice che si inizia sempre da zero, altrimenti che inizio sarebbe?
- Bella questa! E quando giungerà questo Grande ultimo Re?
- La profezia non lo dice. Ma io da grande voglio fare il Re.
- Re Arturo! Sei proprio simpatico, ah-ah! E cosa vorresti fare? Sentiamo.
- Beh, innanzitutto dato che l’immagine è tutto, mi chiamerò alla francese… Artù!
- Bravo Artur …o Artù, come vuoi tu. Perché non ti dai alla politica? Il ministero della Propaganda è il più importante della nostra patria.
- Perché? – Chiese Artù.
- Perché è quello che decide come devono pensare i sudditi, per non dover tornare al caos che c’era un tempo.
- … e anche quello che dice che non si può giocare con le parole. E’ un ministero antipatico caro nonno, penso che lo abolirò quando diverrò Re.
- Ah, ah! Arturo… speriamo che tu non diventi mai Re, o che crescendo… diventerai come tutti gli altri.
- Oppure saranno gli altri a diventare come me!
- Ebbene…allora, vorrà dire che saremo tutti nelle mani… di Re Artù!